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Questo studio presenta l'opera di Philip Larkin (1922-1985), una delle voci più significative della poesia anglossassone degli ultimi decenni. Coinvolto ai suoi esordi nelle istanze letterarie dei giovani intellettuali del cosiddetto Movement, Larkin coniuga la polemica antimodernista e antineoromantica con la ricerca di una più radicata collocazione della poesia nel quadro culturale e socio-epistemico del secondo dopoguerra. Di qui l'esplorazione dei complessi e contraddittori scenari del mondo contemporaneo, sempre osservato nella sua "quotidianità", descritto con il linguaggio diretto e accessibile dell'uomo "ordinario". Il libro si propone di indagare, in una prospettiva testualmente dinamica, i procedimenti creativi, le modalità poetiche, i percorsi ermeneutici messi in atto da Larkin, attraverso l'analisi di alcuni componimenti ritenuti significativi per delineare il ritratto di un artista totalmente dedito alla sua musa, attento a cogliere tutte le sfumature ontologiche e le ambiguità comportamentali della provincia inglese nella seconda metà del Novecento.